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Presieduta dal duca Achille Léonce Victor de Broglie (1785-1870), genero di Madame de Staël, la Commission des affaires coloniales, approvata da Luigi Filippo d'Orléans nel 1840, operò sino al 1843 allo scopo di esaminare le questioni relative alla schiavitù e alla costituzione politica delle colonie francesi. Con il suo rapporto finale - definito da Alexis de Tocqueville "a chef - d'oeuvre" - e i suoi progetti di legge sull'emancipazione generale e simultanea e sull'emancipazione progressiva e parziale, essa ebbe il merito di preparare un piano per la liberazione degli schiavi. Nonostante l'importante lavoro svolto, la "Commissione Broglie" non riuscì a produrre gli esiti sperati a causa delle resistenze delle lobbies dei proprietari di piantagioni, desiderose di conservare le loro "società particolari" e, soprattutto, ostinate a difendere la schiavitù con la "doppia passione per il pregiudizio e per l'interesse". Per istituzionalizzare l'abolizionismo, fu necessario attendere gli eventi della Rivoluzione del 1848. Tuttavia, sarebbe un errore non ricordare che, oltre a quell'acceleratore che fu rappresentato dalla Rivoluzione di febbraio, e che consentì a Victor Schoelcher di raggiungere l'obiettivo, l'abolizione della schiavitù nelle colonie francesi s'iscrive in un lungo processo, nell'opera di molti uomini tra i quali Victor de Broglie, l'illustre presidente della Commissione impegnata a promuovere alcuni provvedimenti, poi recepiti nel decreto del 27 aprile 1848.